Alfabetizzare non è insegnare a ripetere parole, ma a dire la propria parola
Formazione con insegnanti e operatori al metodo di coscientizzazione di Paulo Freire nell’insegnamento dell’Italiano ai migranti

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Il 23 e 24 Settembre 2016 si è svolto, a Casale Monferrato, il corso “Alfabetizzare non è insegnare a ripetere parole, ma a dire la propria parola. Il metodo di coscientizzazione di Paulo Freire nell’insegnamento dell’Italiano ai migranti”.

Il percorso ha coinvolto circa 30 insegnanti, alfabetizzatori, operatori sociali e volontari aggregati intorno all’esperienza del CPIA di Alessandria e Casale Monferrato, in collaborazione con la Cooperativa Senape e l’Ufficio Migrantes della diocesi di Casale, storicamente impegnati in un servizio di accoglienza e integrazione dei migranti sul territorio.

In due giornate intense di lavoro, con un approccio di ricerca-formazione e la sperimentazione diretta della costruzione di unità didattiche per l’insegnamento della lingua italiana, i partecipanti hanno dapprima esplorato gli elementi portanti del sistema filosofico del pedagogista brasiliano Paulo Freire (Recife, 1921-1997) e, contestualmente, fatto pratica del metodo di alfabetizzazione degli adulti che costituiva per il Freire un’occasione privilegiata per innescare processi di coscientizzazione e liberazione.

Alla ricerca di spunti e suggerimenti che orientino ed arricchiscano le pratiche di insegnamento dell’italiano, i partecipanti hanno sperimentato l’approccio della ricerca dei temi generatori e dell’universo semantico dei discenti come contenuto su cui fondare il processo di alfabetizzazione; l’elaborazione ed il confezionamento dei codici che permettono al gruppo dei discenti di guardare la propria realtà con maggiore oggettività per farne un’analisi critica e obiettiva; la predisposizione di carte tessera che supportano il processo di alfabetizzazione con il metodo sillabico e la potenza del metodo proposto nella sua capacità di innescare processi di consapevolezza e responsabilità.

Integrare il metodo di coscientizzazione di Paulo Freire nell’insegnamento dell’Italiano ai migranti mira, infatti, ad offrire ai neo-arrivati in Italia uno spazio ed un tempo per lavorare sulla propria esperienza migratoria “un’occasione unica per rileggere criticamente il gap tra le aspettative iniziali e la condizione presente, fondare le premesse del processo di coscientizzazione e assunzione di responsabilità quali passaggi imprescindibili alla definizione di una nuova cittadinanza” spiega Anna Zumbo ideatrice e conduttrice del percorso di formazione, e continua precisando come “l’apprendimento della lingua italiana, naturalmente integrato agli altri interventi finalizzati all’inclusione dei migranti sul territorio nazionale, alimenti da un lato il buon esito di tali processi di inclusione e, dall’altro, costituisca una potente opportunità di educazione tra adulti che – traendo i termini dall’impianto pedagogico di Paulo Freire – procura l’integrazione dell’individuo nella sua realtà, lo libera della paura della libertà, crea nell’educando un processo di rinnovamento, attiva in lui un processo di ricerca e stimola alla solidarietà.

Questo è il quadro culturale di fondo condiviso dai promotori del Corso e, per scoprire le potenzialità di questo approccio ed allenarsi a trasformarlo in didattica, nei due giorni al CPIA “maestro Manzi” si è lavorato sodo.

I partecipanti hanno alternato lavoro di ricerca in piccoli gruppi, momenti di dialogo a tu-per-tu, fasi di restituzione in plenaria, momenti di cooperative learning, espressioni grafico-artistiche, tempo di sperimentazione e tempo di riflessione critica su quanto sperimentato. Il gruppo ha imparato facendo e facendo insieme, applicando direttamente su se stesso, il metodo di alfabetizzazione ed analizzandolo criticamente alla ricerca delle potenzialità che Freire attribuiva a questa occasione educativa come formatrice di auto-riconoscimento e di cittadinanza.

Molti gli stimoli e abbondante il materiale prodotto che, in fase di restituzione finale ha preso ordine e forma compiuta. Nell’ultima ora di valutazione del percorso, gli apprendimenti, infatti, si condensano e si condividono.

Mi porto a casa la potenza di questo approccio, il portare il vissuto degli stranieri dentro la scuola di italiano, non perché imparino le cose che noi crediamo utili, ma perché imparino a dare un nome, a ragionare, a criticare, a sognare sulle cose che interessano a loro” sottolinea uno dei partecipanti, facendo coro ad altri commenti che mettono l’accento sul valore “del lavoro di progettazione a partire dal vissuto dei corsisti per arrivare a mettere a fuoco insieme le oppressioni che impediscono di essere di più” e sulla validità del metodo “per riuscire ad agganciarli e creare in loro una motivazione più profonda ad apprendere”.

Altri sottolineano il valore dell’impianto metodologico dell’intervento proposto. “C’è stata una coscientizzazione nostra sul lavoro che facciamo, su quale potere abbiamo e su quale ruolo abbiamo come insegnanti utilizzando il nostro potere sulla parola: possiamo aprire, avvicinare, svelare oppure nascondere, velare, allontanare i mondi” precisa un altro insegnante, mentre per altri ancora “la sfida sta nel capire l’importanza di promuovere con la formazione degli stranieri lo sviluppo del loro pensiero critico. I migranti sono adulti che hanno bagaglio considerevole di esperienze e competenze, tutto importante ma spesso quel che manca è la capacità di esercitare un pensiero critico su se stessi, la propria condizione, la storia ed il mondo. A scuola abbiamo una grande opportunità per fondare nuovi processi di cittadinanza responsabile.”

Il livello di interesse attivato dal percorso è molto alto, le aspettative ed i timori su come riportare questi stimoli nel lavoro ordinario in aula è, senza dubbio, importante. “Non si tratta di insegnare a leggere e scrivere”, concordano infatti gli organizzatori del corso di formazione, e rassicurano sulla continuità che verrà data a questo percorso con incontri di approfondimento e supervisione e promuovendo spazi e tempi per il reciproco scambio di esperienze e confronto tra i partecipanti all’interno delle ordinarie attività degli Enti promotori “per promuovere un’opportunità reciproca di maggiore sensibilizzazione, coscientizzazione e assunzione di responsabilità rispetto alla presenza dei migranti nelle nostre comunità”.

Il prossimo appuntamento è infatti già calendarizzato per il 13 Gennaio 2017 per una terza giornata di formazione che chiude il ciclo formativo e sancisce l’avvio della sperimentazione in classe e della messa in rete di questi insegnanti con altri che, altrove in Italia, hanno già iniziato il medesimo percorso.



Articolo a cura di
Simone DeflorianSimone Deflorian

Sviluppo Partecipato di Città e Organizzazioni




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