Alfabetizzare non è insegnare a ripetere parole, ma a dire la propria parola
Programma di formazione e sperimentazione del metodo di coscientizzazione di Paulo Freire nei percorsi di accoglienza e di insegnamento dell’Italiano ai migranti.

Il lavoro di ricerca-formazione muove dall’incontro tra il vissuto di insoddisfazione ed inadeguatezza portato da molti operatori sociali impegnati nei centri d’accoglienza dedicati a richiedenti asilo e rifugiati attivati dalle Prefetture (CAS, CARA, CDA, HOTSPOT, ecc.) e dai Comuni (S.P.R.A.R.), oltre che nei progetti per il sostegno e l’inclusione dei migranti sul territorio gestiti dal privato sociale e dalle Istituzioni e sopratutto di molti insegnanti di L2 che spesso si riconoscono incapaci di una didattica efficace per l’insegnamento della scrittura dell’italiano L2 a semi- o an- alfabeti.
Questo generico sentimento di insoddisfazione, di impotenza e di frustrazione spesso si trasforma nella ricerca di un approccio più efficace non solo rispetto all’obiettivo pragmatico di un consono adattamento dell’ospite e dello studente al nuovo contesto di vita, ma anche rispetto a domande più profonde sul senso stesso dell’accoglienza e dell’integrazione e sulle potenzialità del periodo di accoglienza forzata nelle strutture quali trampolino di inedite opportunità di educazione alla cittadinanza (intesa come esercizio del proprio potere di incidere nella realtà) plurale.

La sperimentazione che qui si presenta coniuga la proposta di un approccio critico-dialogico-problematizzante per la didattica e la formazione degli adulti con una riflessione sulla relazione insegnante/operatore e studente/ospite migrante.
Il quadro teorico di riferimento è l’approccio antropologico, filosofico e metodologico del pedagogista brasiliano Paulo Freire (1921-1997) integrato con la riscoperta del pedagogista italiano suo contemporaneo italiano Danilo Dolci (1924-1997) che offrono ai partecipanti categorie nuove per rileggere la propria esperienza di insegnanti ed operatori e offrono lenti nuove per identificare inedite opportunità di empowerment per sé stessi, le rispettive organizzazioni cui fanno riferimento, i migranti con cui lavorano e le comunità locali su cui incide il proprio lavoro a favore dell’auto-riconoscimento, dell’esercizio della responsabilità e dell’incrementata consapevolezza e potere di incidere nella realtà.

Il Programma “Alfabetizzare non è insegnare a ripetere parole, ma a dire la propria parola” si struttura in diversi percorsi di formazione e/o consulenza, costruiti a misura dei contesti e dei committenti interessati. I percorsi sono rivolti ad insegnanti ed alfabetizzatori, ai diversi professionisti impegnati nelle équipe multidisciplinari dell’accoglienza e a tutti gli attori coinvolti sui territori nella gestione dei processi di inclusione.

Sono i seguenti:

“Alfabetizzare non è insegnare a ripetere parole, ma a dire la propria parola”– il contributo della pedagogica dialogica-critica di Paulo Freire per qualificare la relazione con il migrante nel processo di accoglienza e integrazione

“La testa pensa dove stanno i piedi” – il metodo di coscientizzazione di Paulo Freire nei processi di accoglienza e di insegnamento dell’Italiano ai migranti

“Pronunciare la propria parola autentica significa cambiare il mondo” – percorsi di progettazione, supervisione e formazione in situazione con singole organizzazioni.

“La parola fa eguali” – percorsi di formazione sull’approccio critico-dialogico all’insegnamento come pratica di cittadinanza

Read the Word and Read the World”  – Laboratorio di ricerca-formazione con studenti migranti ed operatori italiani con il metodo di P. Freire

L’offerta formativa, nella sua interezza

presenta l’approccio freireano, propone una riflessione sulla relazione tra adulti e degli adulti come occasione privilegiata per innescare processi di coscientizzazione, sostanzia il valore del dialogo;

interroga sulla relazione docente-studente ed operatore-ospite nel setting come prototipo della relazione tra migrante e contesto di accoglienza e esplora il valore della do-discenza come disponibilità ad insegnare legata alla massima disponibilità ad imparare;

struttura la capacità di costruire contesti facilitanti i processi di inclusione, di progettare l’accoglienza come spazio per sperimentare autonomia e responsabilità, di strutturare unità didattiche per la scuola di italiano e condurre momenti di insegnamento o supporto all’apprendimento dell’italiano in maniera da attivare negli studenti la capacità di analisi critica della realtà insieme alla propensione alla responsabilità ed all’autonomia.

Per gli insegnanti di L2
Il percorso propone l’utilizzo di un approccio sillabico all’alfabetizzazione, fondato su una batteria di parole generatrici selezionate dall’universo lessicale degli studenti e quindi dense di significati e vissuti (che trascendono la mera gestione dell’ordinario e il soddisfazione del bisogno immediato) insieme ad una predisposizione alla do-discenza (disponibilità ad insegnare legata alla massima disponibilità ad imparare) da parte degli insegnanti, esplorando come i due aspetti coniugati insieme attivano la motivazione ad apprendere, accelerano il processo di apprendimento della lingua italiana e promuovono una migliore propensione alla responsabilità ed all’autonomia degli studenti.
La proposta metodologica per l’insegnamento della letto-scrittura a studenti semi – o an- alfabeti pur all’interno di un quadro ben più ampio, si focalizza su tre attenzioni specifiche:

1. Il contenuto dell’insegnamento, non definito da una logica up-down, ma fatto emergere dall’universo lessicale degli studenti e dal loro universo semantico con un lavoro propedeutico di ricerca su cui poi l’insegnante stesso fonderà la costruzione dei materiali didattici. Le parole ed i temi generatori scelte secondo determinati criteri, vengono infatti legate alle rappresentazioni di fatti concreti che emergono dal vissuto degli studenti e diventano un codice oggetto da decodificare con il gruppo in classe.

2. Il metodo di alfabetizzazione sillabico che permette, grazie alla costruzione per ogni parola generatrice, di carte tessera con le sillabe e le rispettive famiglie fonetiche, di impostare la didattica sulla costruzione/decostruzione delle parole generatrici pre-selezionate e del loro suono.

3. L’utilizzo per l’avvio alla scrittura di letterine prestampate come strumento per l’esercizio degli studenti e l’abilitazione immediata degli stessi alla possibilità di produrre-creare parole concentrandosi sulla composizione scritta dei suoni, con un approccio ludico-cooperativo, liberi dalle difficoltà di utilizzare la penna e dall’imbarazzo dell’errore e del disordine dei supporti cartacei (quaderni).

Vedi presentazione e report del percorso di formazione con il CPIA Maestro Manzi di Casale Monferrato (AL)

Approfondimenti
Zumbo A., Alfabetizzare non è insegnare a ripetere parole, ma a dire la propria parola, Meltingpot, novembre 2016

Zumbo A., Dallavalle C., La lingua italiana, l’ultima frontiera per la cittadinanza dei migranti: la lezione di Paulo FreireDialoghi mediterranei, marzo 2017

Zumbo A., Percorsi di formazione e sperimentazione sul metodo di coscientizzazione di Paulo Freire per insegnanti e volontari impegnati nel supporto linguistico e nell’alfabetizzazione di migranti adulti, Convegno pre-LESSLA, Palermo, 3 ottobre 2018.

Bibliografia e sitografia

Deflorian S., Le applicazioni in Italia del metodo Paulo Freire. Intervento al Convegno presso Istituto italiano Paulo Freire, Studio Kappa, Asti, 2014

Freire P., L’educazione come pratica della libertà. I fondamenti sperimentali della “pedagogia degli oppressi”, Milano, Arnoldo Mondadori, 1974

Freire P., La pedagogia degli oppressi, Torino, EGA, 2002

Freire P., Pedagogia dell’autonomia. Saperi necessari per la pratica educativa, Torino, EGA, 2004

Rottino M., Zumbo A., Nous sommes l’histoire : expérience d’éducation populaire en Haïti, Associazione Popoli in Arte, Sanremo, 2014



Anna ZumboAnna Zumbo

Rafforzamento delle Organizzazioni e Sviluppo di Comunità